Lo storico, l’italianista e il cantastorie. Ovvero: quanto era orale la poesia (scritta) del Rinascimento | Seminario

Perché mai, se un poeta del Rinascimento dice «leggi quel che scrivo» crediamo che faccia sul serio, ma se dice «ascolta quel che canto» pensiamo a una figura retorica? Forse perché a quel tempo la circolazione scritta della poesia era normale e quella orale invece no? O forse perché sembra così a noi oggi, che i testi di allora li leggiamo soltanto ma non li ascoltiamo ormai più? Questo seminario intende dimostrare che di solito la risposta giusta è la seconda.
Partendo dal caso dell’Altissimo, celebre canterino, e arrivando a quello di Machiavelli, vi si incontrano strada facendo cantimpanca e grandi editori, autori e artisti inventori, illustri letterati e oscuri ciarlatani, tutti accomunati dalla pratica orale della poesia. Una poesia “orale” non certo perché estranea alla scrittura, con la quale anzi dialoga fittamente, ma perché diffusa e goduta comunemente attraverso voci, suoni, musiche e presenze nella cultura e nella società del Rinascimento.
Coordinamento scientifico: Matteo Largaiolli, Massimo Rospocher | FBK-ISIG
Ciclo di seminari “Tavola ovale di storia moderna”
Relatori
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University of Birmingham