La modernità come età assiale. Transizioni e reinterpretazioni
Il concetto di “modernità” è complesso e molto discusso. Nel nostro approccio comprende la fase che va dall’umanesimo (dalla fine del Quindicesimo secolo) sino all’incirca agli anni ‘70 del Ventesimo secolo. Esso appare incentrarsi su due opposizioni: da un lato sull’affermazione della centralità dell’individuo (primato della coscienza individuale, libertà di pensiero e di impresa, passaggio “dallo status al contratto” per usare la celebre formula di Henry S. Maine); sul versante opposto il ritorno della dimensione “sociale” (la “body politics”, il ritorno dello stato come “forza di governo” tanto sul piano sociale che su quello economico, gli obblighi di tutela verso le diverse identità culturali). Da un certo punto di vista si tratta di una “vendetta” della religione come attività capace di strutturare il lavoro interpretativo della mente umana. La religione di fatto è sia la relazione di un destino individuale con il significato da attribuirgli che va trovato in un Dio, sia la condivisione di ciò che si impara da questa relazione individuale col divino all’interno di un contesto di inclusione sociale (una chiesa, una setta, un club filosofico, ecc.).
La storia di queste connessioni è peculiare nei diversi contesti e ambigua. Deve prendere in considerazione le differenze fra le varie epoche temporali menzionate, le diverse variabili nazionali e culturali, le differenti interpretazioni culturali e politiche che di tutto questo sono state date nella lunga transizione storica presa in esame.
All’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento il gruppo delle ricercatrici e dei ricercatori si è occupato di queste tematiche dal 2011. Su questi argomenti sono già stati realizzati due convegni internazionali di cui sono disponibili i risultati: P. Pombeni e G. Haupt (edd), La transizione come problema storiografico, Bologna, Il Mulino, 2013 (è in corso la pubblicazione di una versione inglese dei risultati della ricerca: Routledge, 2015) e P. Pombeni e C. Dipper (edd), Le ragioni del moderno, Bologna, Il Mulino, 2014.
La ricerca ha puntato a verificare se il periodo considerato possa essere inquadrato nel concetto di “età assiale” così come fu proposto da Karl Jasper nel 1949 e come fu rielaborato da Shmuel Eisenstadt nel concetto di “seconda età assiale”. Il problema è stato analizzato dall’angolo visuale sia dei differenti spazi temporali (il Sedicesimo secolo; la cosiddetta “Sattelzeit” fra Diciottesimo e Diciannovesimo secolo; i diversi tornanti storici del XX secolo), sia da quello di differenti approcci storiografici (storia religiosa, storia economica, storia culturale, storia politica).