Terrore e terrorismo
FBK Aula Piccola
Fondazione Bruno Kessler - Polo delle Scienze Umane e sociali
Ore 15.30-17.00
«Terrorismo e media negli anni Settanta. Itinerari storiografici e percorsi di ricerca»
Seminario coordinato da Laura Di Fabio
intervengono
Francesco Benigno, Scuola Normale Superiore, Pisa
Laura Di Fabio, FBK-ISIG, DHI Roma
Davide Serafino, Fondazione Filippo Burzio, Torino
Ore 17.30 – 19.30
Presentazione volume “Terrore e terrorismo. Saggio storico sulla violenza politica” di Francesco Benigno, Giulio Einaudi editore, 2018
Ne discutono con l’autore
Christoph Cornelißen, Direttore FBK-ISIG / Francoforte sul Meno
Paolo Morando, Trentino
Michele Nicoletti, Trento
Modera Laura Di Fabio, FBK-ISIG, DHI Roma
Coordinamento scientifico di Laura Di Fabio
Il libro
Generalmente si intende per terrorismo la deliberata volontà di diffondere terrore colpendo la popolazione inerme considerata nemica. Terrorismo, dunque, come creazione di terrore. Francesco Benigno contesta tale approccio ricorrendo alla storia. La produzione di «terrore» non è stata infatti storicamente l’unica dimensione del «terrorismo» e anzi esso può essere meglio compreso come la costruzione di un evento clamoroso, capace di risvegliare le masse dal loro sonno politico, qualcosa che «parla» anzitutto al popolo e che gli anarchici chiamavano «propaganda col fatto». Allo stesso tempo però la storia ci insegna che il terrorismo è anche una tecnica bellica usata in tempi di pace, la continuazione della politica con mezzi esplosivi. In questo senso esso è quindi uno spazio di opportunità aperto ad una pluralità di attori, statali e non statali, che usano il terrore (e il contro-terrore) come strumento di politica interna e internazionale.
Vi sono elementi di notevole continuità tra il terrorismo come lo conosciamo oggi e la concettualizzazione tradizionale dell’azione rivoluzionaria, in specie anarchica. Ieri come oggi, infatti, e malgrado le apparenze, essa si rivolge non tanto alla popolazione della nazione da colpire ma a un proprio popolo, ad una propria comunità. Gente che va richiamata alla lotta e a cui occorre dimostrare che vincere è possibile, che il debole può sconfiggere il forte. Che la Causa trionferà a patto che altri prendano in mano il testimone lasciato da quella avanguardia che, a rischio o sacrificio della propria vita, ha osato l’inosabile. L’atto «terroristico» non è dunque messo in atto col tentativo primario di terrorizzare ma con quello di conquistare i cuori e le menti di un popolo considerato oppresso, quello con cui si identifica il gruppo autore dell’atto, che attraverso esso combatte anche una sua particolare battaglia per la primazia nel suo schieramento, per essere identificato come il principale portabandiera della propria Causa. Lo scopo del gesto «terroristico» è, in altre parole, quello di delinea- re, attraverso un’immagine polarizzata sull’asse noi-loro, lo scenario di una guerra, definita in termini assoluti come lo scontro tra il bene ed il male. Francesco Benigno dà corpo e sostanza in modo brillante a questa tesi storiografica conducendo il lettore tra epoche molto diverse: dal Terrore della rivoluzione francese alle bombe anarchiche, dal populismo russo alla Guerra fredda, dagli anni di piombo all’11 settembre.