Di padre in figlio: una storia politico-culturale del debito pubblico italiano (1979-1992)
La ricerca intende ricostruire le origini culturali e politiche del debito pubblico italiano, in particolare focalizzando l’attenzione sul periodo che va dalla fine degli anni ‘70 ai primi anni ‘90. Il nodo del debito pubblico in Italia è di lungo periodo ed è ritenuto un caso peculiare sia nel contesto europeo, sia in quello più generalmente internazionale. Lo scopo ultimo del progetto è quindi quello di indagare le origini di questa peculiarità, ma in modo innovativo: non tanto affrontando la questione sotto il profilo delle cause “tecniche” – del resto già ampiamente indagate dalla storia economica e dagli studi di taglio prettamente economico –, ma sotto il profilo politico-culturale, cioè focalizzando l’attenzione sulle principali culture politiche incarnate dai maggiori partiti politici italiani e da personalità istituzionali. L’obiettivo è quello di analizzare le idee e i punti di vista di questi attori sulla “stabilità” nella finanza pubblica, la governance dell’economia e il ruolo dello Stato, tenendo presente la stretta interdipendenza tra dinamiche (e vincoli) nazionali e internazionali. In particolare, si sta approfondendo il dibattito pubblico relativo ad alcune misure che hanno avuto un impatto diretto sull’aumento dei livelli di spesa pubblica, ad alcuni provvedimenti esplicitamente adottati per affrontare il problema della finanza pubblica, nonché ai fattori europei e internazionali che hanno influenzato la gestione del debito pubblico italiano in quel periodo. L’analisi viene condotta attraverso la consultazione di un gran numero di documenti d’archivio (di partito o personali), atti parlamentari, giornali e riviste.
Attraverso il progetto di ricerca si intende rispondere ad alcune domande cruciali: come le principali culture politiche italiane incarnate dai maggiori partiti politici abbiano affrontato il problema dell’aumento dei livelli di spesa pubblica (e del loro impatto sul debito pubblico); se fossero consapevoli degli effetti a lungo termine che queste politiche avrebbero avuto sulla stabilità del paese; se vi siano state forze politiche più sensibili ed altre meno a quella “cultura della stabilità” che, a quanto emerge dagli studi sommari finora condotti su questo argomento, sembrerebbe, salvo alcune importanti eccezioni, poco diffusa in Italia; qual era la percezione del presente e del futuro economico, sociale e politico dell’Italia che le forze politiche avevano e come essa le orientò nelle loro scelte (o non scelte) di politica economica e finanziaria; quale atteggiamento assunsero nei confronti dei richiami provenienti da alcune istituzioni nazionali (come ad esempio la Banca d’Italia, la Corte dei Conti, alcuni Comitati tecnici costituiti ad hoc presso il ministero del Tesoro) e internazionali (specialmente a partire dall’adesione al Sistema Monetario Europeo, soprattutto europee). Porsi queste domande significa sostanzialmente indagare quale concezione del rapporto fra politica ed economia e quale concezione del governo pubblico dell’economia fosse sottesa alle culture politiche che si confrontarono su questi temi, e che grado di consapevolezza esse avessero dei processi internazionali allora in corso che possiamo riassumere con il concetto di “globalizzazione” – con tutte le implicazioni che esso ebbe sotto il profilo economico e finanziario.
Pubblicazioni collegate
C. Zampieri, “Sviluppo, finanza pubblica e partitocrazia: le tre ‘facce’ della questione morale di Berlinguer”, in Italia contemporanea, 2023/302, pp. 85-112
L. Greco, C. Zampieri, “Il paradosso del «vincolo esterno»: un’analisi storica del mancato risanamento della finanza pubblica dagli anni ’70 al 1992”, in L. Greco, P. Pertile e C. Zoli (a cura di), Efficienza e sostenibilità dell’intervento pubblico. Scritti in onore di Nicola Sartor, il Mulino, Bologna, 2022, pp. 85-108
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